Durata: varia /Difficoltà: facile
Monte Sant’Angelo Tuppo la Neve Valle del Galluccio (Monte Sant’Angelo) Macchia Posta (S.S. 89, km 158+600)
Accessi:
Monte Sant’Angelo; Macchia Posta.
Cartografia di riferimento:
Carta I.G.M.I 1:25.000 – Foglio 156 II SE, San Salvatore; Foglio 175 III SO, Monte Sant’Angelo. Carta I.G.M.I. 1:50.000 – Foglio 397, Manfredonia.
Percorso che si svolge in gran parte su sentiero, tutto allo scoperto. Molto panoramico nel primo tratto quanto attraversa uno tra i più interessanti paesaggi rupestri del Gargano, plasmati dall’attività secolare dell’uomo. Qui abbondano manufatti in materiale lapideo quali “pagliari”, nonché cisterne, abbeveratoi, scavati nella roccia. Tra le rarità floristiche si rinvengono Inula verbaschifolia (=Inula Candida) e Scabiosa dalla portae (quest’ultima specie, oltre ad essere considerata rarissima, è anche un sub-endemismo presente oltre che nella Valle del Galluccio e nel Vallone di Pulsano anche nell’Isola di Cefalonia). Esiste la possibilità di svolgere il percorso ad anello; occorre però, anche in questo caso, rifornirsi di acqua alla partenza.
DESCRIZIONE PERCORSO
Lungo il parapetto sottostante il Belvedere di Monte Sant’Angelo, per chi viene da Manfredonia, prima di giungere all’incrocio per il Santuario di Santa Maria di Pulsano, vi è un cancelletto da dove si diparte in diagonale un sentiero che scende in direzione sud, costeggia la lottizzazione di Poggio del Sole e, con deviazione a sinistra, prosegue in cresta sullo spartiacque fra la Valle del Galluccio e Valle Vignatiche. Occorre avere come punto di riferimento il pilone dell’elettrodotto posto sulla sommità di Tuppo la Neve. Superato questo è necessario scendere lungo il percorso escursionistico in progetto, oppure procedere liberamente tenendosi sulla propria sinistra il fondovalle. Qui si offrono due possibilità: ritornare al centro abitato prendendo a sinistra sul sentiero ben marcato che proviene da Monte Sant’Angelo, o proseguire la discesa della valle fino a Macchia (si sconsiglia di bere l’acqua della cisterna posta in prossimità di un casolare.
IL PAESAGGIO
Dapprima il percorso si snoda tra terrazzi in buono stato di conservazione e coltivati nella parte più alta con mandorli, fichi e qualche piccolo lembo a vigneto, mentre sul fondo del vallone prevalgono le colture erbacee (lupino, patate, etc.).
La pendice in esposizione Sud della Valle del Galluccio presenta pareti a strapiombo, insediamenti ipogei e antiche cave di tufo. Piccoli vani scavati nella roccia si rinvengono anche nei pressi di Tuppo la Neve. Ampia visuale sul Tavoliere tanto che, nelle giornate senza foschia, lo sguardo può spaziare fino al Sub-Appennino Dauno e, a Sud sul Golfo di Manfredonia fino a Bari. In primo piano sono visibili profondi valloni, i cui versanti a Nord sono ricoperti in modo discontinuo da formazioni miste di latifoglie a prevalenza di leccio, mentre a Sud sono a tratti molto impervi e privi di vegetazione arborea. Il paesaggio di questi luoghi è la testimonianza di un’agricoltura di sussistenza praticata fino ad un recente passato, di cui restano le ingegnose opere di regimazione delle acque e di sistemazione del terreno mediante terrazzi realizzati per creare e conservare uno strato di terreno da coltivare. Una piccola variante prevede la discesa (subito prima del traliccio dell’elettrodotto in basso a destra) sul versante Ovest/Nord-Ovest di un braccio laterale della Valle Vignatiche dove si rinvengono interessanti manufatti. Deviando a destra, prima del traliccio, è infatti possibile visitare un “pagliaro” in buono stato di conservazione e più in basso una grotta articolata in più vani in cui si accede mediante una scalinata scavata nella roccia.
Giunti su Tuppo la Neve, si possono ammirare il paesaggio rupestre e le pendici circostanti ricoperte, senza soluzione di continuità, da un ceduo misto di orniello e leccio, coniferato con pino nero; fra le specie arbustive si rinvengono il lentisco, la fillrea e il ginepro comune. Più che di un ceduo, si tratta di una macchia che tende ad evolvere in foresta, nonostante venga pascolata. In queste zone il fuoco manca da molto tempo ed è con ogni probabilità il fattore che maggiormente limita l’evoluzione del bosco. Da notare infine piccoli nuclei di pino d’Aleppo.
Gli orti periurbani.
Quando non vi sono fattori di disturbo quali ad esempio il pascolo, le immediate periferie dei centri urbani del Gargano si connotano per la presenza degli orti urbani e periurbani.
A parte le considerazioni sull’economia locale, sull’impiego “part-time” di categorie sociali particolarmente svantaggiate nonché di pensinati, questo uso del suolo, come è già stato sottolineato nel paragrafo relativo al paesaggio, qualifica in senso positivo tali periferie.
Esso costituisce inoltre un efficace sistema di difesa idrogeologica, che richiede piccoli ma continui interventi di manutenzione delle opere di contenimento del terreno (“terrazzi”), spesso con soluzioni spontanee che rientrano nelle tradizioni locali ed anche nella cultura popolare.