Durata: varia /Difficoltà: media
Masseria Pinciara (S.S. 528 km 38+550) Masseria Rignanese Masseria Vaira Monte Sacro Masseria Troiano Jazzo lo Stretto Caserma Murgia Strada Foresta Umbra/Vieste Foresta Umbra.
Accessi:
S.S. 528 (Km 38+550); S.S. 89 al Km 129+450 e al Km 142 deviazioni per Stigno/Monte Sacro;
Strada Foresta Umbra/Vieste (S.S.89).
Cartografia di riferimento:
Carta I.G.M.I 1:25.000 – Foglio 157 III SO, Monte Sant’Angelo e Foglio 157 III NO, Foresta Umbra. Carta I.G.M.I 1:50.000 – Foglio 397, Manfredonia; Foglio 398, Mattinata; Foglio 385, Vieste; Foglio 384, Vico del Gargano.
Itinerario che decorre in gran parte allo scoperto. Per ampi tratti molto panoramico con aspetti suggestivi sulla sommità di Monte Sacro. Ingresso ad Umbra da una delle formazioni forestali più importanti: la faggeta. Lungo il percorso numerose masserie dove vengono tuttora praticate attività agro-pastorali. Presso alcune di esse esiste la possibilità di rifocillarsi ed acquistare prodotti tipici locali.
DESCRIZIONE PERCORSO
L’itinerario ha inizio sulla statale 528, all’altezza della Masseria Pinciara. Si percorre tale strada in direzione Foresta Umbra fino al Km 37, da qui sulla destra, vicino ad una piccola cava, parte un sentiero che taglia la lunga ansa della strada principale. Si costeggia la rotabile fino al km 33 e si incontra la Masseria Ja Jù, attualmente posto di lavorazione del formaggio, ove è possibile rifornirsi d’acqua. Indi si prosegue per Masseria Rignanese e, sempre su carrareccia, dopo 10 minuti di cammino si giunge ad un bivio ove bisogna svoltare a sinistra.
Prima di risalire la pendice Sud-Est dell’inversa Sferracavallo si incontra un pozzo e ad un bivio, ove è una masseria, occorre mantenersi a destra. Si continua tra muretti a secco e sulla destra si intravede un’altra masseria abitata. Più avanti si attraversa un campo carsico e ci si immette su una strada asfaltata che proviene da Monte Sacro. La sommità di questo si raggiunge con un sentiero, indicato con segnaletica dell’AGESCI, che aggira dapprima parte della pendice Sud-Ovest e poi risale ripidamente fino all’altopiano carsico (cartello indicatore giallo Monte Sacro e segnali rossi su roccia, in alcuni punti non visibili). Dalle rovine dell’Abbazia della S.S. Trinità di Monte Sacro si riparte verso Nord, seguendo a ritroso per un breve tratto il sentiero AGESCI; indi si prosegue lungo il crinale e, giunti in prossimità di un muretto a secco, lo si costeggia fino ad incontrare il sentiero che conduce a Jazzo lo Stretto. Raggiunta la Masseria Troiano si piega a sinistra in bosco e superato un ex-coltivo, ora pascolo, si prosegue su carrareccia verso Nord, alla Piana di S. Martino. In prossimità della Piscina la Signora, superato un “cancello”, occorre svoltare a sinistra, e così pure in zona lo Stretto. A Jazzo lo Stretto l’itinerario costeggia la casa e sale verso Foresta Umbra. Varcato un cancello aziendale l’itinerario decorre in bosco; si giunge così in località Tavolone da cui si prosegue in direzione Torre Palermo. Tenendosi sulla strada principale si incontra il bivio per Caserma Murgia e Lago d’Otri: si può scegliere di arrivare ad Umbra percorrendo i sentieri segnati dall’Amministrazione di Foresta Umbra (sentieri n.14 e 15), oppure si può proseguire fino a Torre Palermo e da qui continuare sulla strada asfaltata.
IL PAESAGGIO
Partendo da Masseria Pinciara si attraversano i rimboscamenti di pino nero, olmi e cipressi eseguiti negli anni’50. Si in contrano cedui di leccio e, nelle esposizioni più fresche anche carpino nero e roverella, mentre a Sud ed a Sud-Ovest compare l’orniello; abbondante è anche l’Erica arborea.
Nei pressi di Masserie Ja Jù, in lontananza, son ben visibili “l’Inversa Sferracavallo” ed il versante Nord-Ovest di Monte Sacro. La Masserie Rignanese era una tappa di abituale sosta durante la transumanza invernale da Bosco Quarto e Monte Spigno, ai luoghi più caldi ubicati tra Vieste e Monte Barone. La carrareccia si snoda attraverso zone coltivate, con muri a secco che delimitano i coltivi; subito dopo si incontra un’altra masseria. Intorno si possono notare macchie di bosco con acero e roverella; molti rovi e felci hanno invaso i pascoli che il bosco sta man mano riconquistando. A sinistra si vede Coppa la Monaca, ricoperta da un ceduo di querce fortemente degradato. Vi sono altre masserie abbandonate tra gli incolti, verso Sud si scorge il profilo di Monte Sant’Angelo e la cresta di Madonna degli Angeli. Guardando verso Monte Sacro si osserva una masseria abitata e in buono stato di conservazione. Si attraversano poi campi coltivati in un fondovalle molto antropizzato con belle masserie. Nell’altopiano tra Coppa la Monaca e Inversa Sferrocavallo si ritrovano una serie di pascoli alberati intervallati a felceti con qualche piccola superficie a seminativi; si può osservare inoltre un ceduo di carpino nero.
Si tratta nel complesso di un paesaggio agro-silvo-pastorale che pur non manifestando segni evidenti di abbandono, mostra una tendenza al degrado; i pascoli, infatti, sono in pessime condizioni mentre la superficie boscata si è notevolmente contratta e molti coltivi sono ricoperti da estesi felceti. Ricorrono anche “campi carreggiati” e un fitto reticolo di muretti a secco con sparsi qua e là alcuni “pagliari”, (interessanti quelli che si incontrano sotto le pendici del Monte Sacro), tutti elementi che connotano fortemente questo “paesaggio della pietra”.
Il senso della desolazione che questa visione ricorrente può suscitare, viene ampiamente riscattato una volta raggiunto l’altopiano di Monte Sacro. Qui, immersi in un folto ceduo di leccio, si ergono i resti dell’Abbazia della S.S. Trinità di Monte Sacro. Pur nella loro configurazione, che palesa solo tracce della sua antica bellezza, è grande il fascino dei ruderi compenetrati da una fitta vegetazione e progressivamente ricoperti dall’edera. E’ il dominio incontrastato delle capre di pastori solitari, che di tanto in tanto con i loro richiami al bestiame, infrangono il silenzio assoluto che ivi regna. Nei d’intorni dell’Abbazia sono ben evidenti i fenomeni carsici superficiali, quali ampie doline, un tempo coltivate, oggi ricoperte da felci e rovi. Portandosi su uno dei punti panoramici posto nei pressi, con un ampio giro di orizzonte lo sguardo può spaziare da Monte Spigno a Iacotenente fin giù a mare e risalire a Monte Sant’Angelo. La morfologia è quella di un vasto altopiano, al cui centro si erge Monte Sacro, racchiuso dalle pendici di Monte Spigno, Coppa Impagnatiello e Iacotenente. La pendice Nord-Est di Monte Sacro è ricoperta da una fitta lecceta che degrada verso la Piana di S. Martino. Si tratta di un ceduo a copertura discontinua, data la presenza di ampie radure create dal pascolamento. La lecceta, più in basso, è sostituita dalle querce caducifoglie, mentre procedendo verso il mare la copertura arborea diviene sempre più discontinua e in alcuni tratti lascia il posto a magri pascoli. Anche la pendice Sud-Est del rilievo, che è poi quella attraverso la quale si è compiuta l’ascesa alla sommità di Monte Sacro, è ricoperta per circa metà da un ceduo di leccio degradato dal continuo pascolamento, dagli incendi e dalle intense utilizzazioni pratiche per ricavarne carbone. La sciata la sommità di Monte Sacro ritornano i pascoli molto degradati che ci accompagnano fino alla Piana di S. Martino. E’ questa una piana fertile, riccamente coltivata e segnata da numerosi muretti dei secoli. La formazione di questa piana è da ricondursi a movimenti di origine tettonica in cui i fenomeni di illuvazione hanno dato origine a suoli bruni che si alternano a terre rosse, più omogenee per colore, tessitura e struttura. Nella zona di S. Martino è possibile osservare alcune antiche masserie costruite secondo tipologie difficilmente rinvenibili in altri luoghi del Gargano. Si segnala in particolare la vecchia Masseria Troiano, in pessimo stato di conservazione, che presenta il vano cucina sormontato da un padiglione a doppia orlatura.
Nelle vicinanze di Jazzo lo Stretto vi sono poi pascoli con un forte carico di bestiame, come fa rilevare il fitto sentieramento; subito dopo si entra nel complesso forestale di Umbra attraverso una faggeta pura, con sottobosco ricco di agrifoglio, edera, pungitopo ed Asperula odorata.