Durata: 3h /Difficoltà: media
Ischitella (San Rocco) – Torrente Romandato – Case Masella – Casa forestale – Poggio Tennicoda – Valle del Melaino – Vico del Gargano.
Itinerario molto panoramico che collega due fra i più caratteristici centri abitati del Gargano. Da compiere esclusivamente a piedi, con possibilità di raggiungere in auto il Monte Civita, prendendo la strada che collega Ischitella con Carpino (deviazione per Masseria Niuzi), Raccordo con l’itinerario n.4 che attraversa il Bosco di Ischitella.
Occorre rifornirsi di acqua prima di mettersi in cammino.
Accessi:
Ischitella (San Rocco); Strada Carpino–Ischitella (deviazione per Masseria Niuzi); Vico del Gargano.
Cartografia di riferimento:
Carta I.G.M. 1:25.000 – Foglio 156 I S-E – ISCHITELLA e Foglio 157 IV S-O – VICO DEL GARGANO. Carta I.G.M. 1:50.000 – Foglio 384 VICO DEL GARGANO.
DESCRIZIONE PERCORSO
Usciti dall’abitato di Ischitella, procedendo in direzione Lago di Varano, subito prima del terzo tornante, prendere una strada asfaltata che decorre sulla sinistra in salita. Dopo 100m svoltare a destra in discesa fino a giungere ad una sorgente le cui acque vengono captate da una fontana con lavatoio. Da qui ha inizio una mulattiera, nel primo tratto a scalinata, fiancheggiata da un muretto a secco. La mulattiera ben presto si immette su una strada bianca che lascia sulla destra i ruderi di una chiesetta in tufo; per scendere sul letto del Torrente Romandato occorre imboccare un sentiero che si stacca dalla strada bianca in prossimità della chiesetta.
Risalire il letto del torrente per un breve tratto e prestare attenzione nel localizzare il sentiero che risale sul versante opposto, che si immette su una vecchia strada asfaltata.
Aggirato il versante est di Monte Civita e superate case Masella, prendere a sinistra una strada forestale. Proseguire in salita mantenendosi sulla sterrata di sinistra che raggiunge, con un tratto rapido che si snoda attraverso fitti felceti, la sommità di Monte la Tribuna.
La carrareccia decorre in cresta lungo la recinzione del demanio Forestale (trascurare una deviazione a destra subito dopo la fine dei paletti in cemento). Percorsi una serie di saliscendi si entra in bosco e si trascura un sentiero sulla sinistra in discesa, raggiungendo invece un casolare in rovina (riportato sulle carte come casa forestale). Da qui l’itinerario prosegue lasciando la casa sulla destra e, dopo alcune centinaia di metri, svolta a sinistra ad un bivio fino a superare un rudimentale cancello della recinzione del demanio. Si continua in leggera discesa e, attraversata una valletta fresca e fertile, si esce dal bosco; lo stretto sentiero immette in una sterrata più ampia, che va presa a sinistra ancora in discesa. Si torna sull’alveolo del torrente e giunti ad un bivio, guardando verso il fondovalle (direzione Ischitella), si prende il sentiero che risale sulla destra, così pure al bivio successivo avendo come punto di riferimento il lembo di pineta che si ritrova sotto l’abitato di Vico.
Si prosegue infine sulla strada bianca che costeggia tale pinetina, passando subito sopra ad una sorgente fino ad immettersi sulla strada asfaltata, a meno di un chilometro dal paese.
IL PAESAGGIO
Lungo la mulattiera, riparata per un tratto a monte da una fascia di bosco ceduo di leccio e carpino, si rinvengono diverse piante da frutto fra cui il fico, il ciliegio e il carrubo insieme all’olmo campestre e all’ailanto. Fra le specie arbustive vi sono il terebinto, la fillirea, il mirto e la marruca.
Ancora oggi qualche contadino si reca nei campi a dorso di mulo, rievocando quel pendolarismo giornaliero che caratterizzava fino a poco tempo addietro tutti i centri agricoli del Gargano.
Una caratteristica peculiare del letto del Torrente Romandato è quella di essere ricchissimo di di noduli di selce ed è probabilmente il luogo dove questi si rinvengono con maggiore frequenza.
Balcone panoramico lungo la strada che aggira Monte Civita: le pendici dell’abitato di Ischitella che digradano verso l’alveo del torrente, presentano una morfologia dolce e sono ricoperti da estesi oliveti, impiantati al posto del bosco. Questi in realtà discendono le pendici fino a mezza costa, per poi lasciare il posto a querceti caducifogli. Così avviene anche sul versante che guarda il Lago di Varano ove si nota la successione: oliveti, cedui quercini e pascoli alberati.
Nella fascia coltivata la vegetazione forestale relitta ha trovato rifugio negli impluvi, ricoperti da lembi di leccete, pinete di pino d’Aleppo e macchia mediterranea.
Le conseguenze drastiche delle pressione antropica possono invece osservarsi sul Monte Grande, ridotto ad una landa pietrosa dove è ancora attivo l’esercizio del pascolo. Anche la sommità di Monte Civita è un ambiente più propriamente pascolivo, ma presenta facies di vegetazione meno degradate.
Risalendo verso Monte Civita, in prossimità di un cerro isolato, in fondo a destra si possono osservare l’abitato di Cagnano Varano e il lago. Raggiunta la cresta si prosegue al margine di un querceto caducifoglio, costituito da cerro, farnetto e roverella. Si tratta della fascia marginale del Bosco di Ischitella attraversato dall’itinerario n.4. A sinistra si ha un’ampia veduta della valle del Torrente Romandato e delle pendici che degradano dalla dorsale congiungente Ischitella con Vico. Sulla costa è visibile anche l’abitato di Rodi Garganico.
Si entra poi in un bosco simile a quello attraversato in precedenza, ma più denso e variegato dato che la sua mescolanza viene arricchita dalla presenza di acero opalo, acero di monte e ciavardello nel piano inferiore.
Ritornati nuovamente allo scoperto e fino a Vico, nel paesaggio si ritrovano i segni dell’attività umana: dal pascolo agli oliveti sulle pendici, ai frutteti con un’interessante presenza di castagni da frutto innestati nel tratto di fondovalle più fertile e riparato. Alla progressiva contrazione della copertura forestale si cerca di sopperire con iniziative più o meno recenti di rimboschimento come può notarsi sotto l’abitato di Vico.
Da questo centro i pastori si recano giornalmente con i loro armenti, prevalentemente capre, nelle contrade limitrofe facendo poi ritorno in paese la sera, il tutto scandito da ritmi regolati dall’avvicendarsi delle stagioni.