Il giacimento di Paglicci è situato sul fianco meridionale del Gargano, in agro di Rignano Garganico, sulla riva destra del Vallone di Settepende a 100 m s.l.m..
Esso si trova al confine tra due ambienti molto diversi tra loro: in basso la pianura foggiana, che per lunghi periodi dovette offrire praterie poco arborate o steppe; in alto la montagna con i suoi dirupi rocciosi; macchie e piccoli boschi si addensavano probabilmente nei valloni montani e lungo i principali corsi d’acqua della pianura.
Per questa molteplicità di paesaggi, l’Uomo di Paglicci doveva disporre di una selvaggina ricca, mentre la riserva idrica era forse assicurata da una sorta di cisterna naturale, rappresentata da una cavità comunicante con la grotta.
Inoltre, la posizione a ridosso del fianco sud del Gargano permetteva un sicuro riparo dai venti più freddi.
Tutti questi elementi possono spiegare la straordinaria fortuna del giacimento di Paglicci, il quale malgrado l’assenza sul posto di selce, ospitò l’Uomo durante un periodo di tempo lunghissimo compreso tra il 200.000 e l’11.000 da oggi.
LE MANIFESTAZIONI D’ARTE
I manufatti in selce o in osso, le semplici strutture come i focolari, i resti ossei degli animali abbattuti, tutti questi elementi concorrono a ricostruire la cultura materiale dell’Uomo.
Ma, durante il Paleolitico Superiore, l’Uomo, oltre a svolgere le sue attività quotidiane, andava sviluppando una sua Cultura spirituale che è documentata da una parte, dalla produzione artistica, dall’altra, dall’attenzione religiosa verso i morti.
Mentre in Francia e nella regione cantabrica della Spagna esistono decine e decine di grotte ricche di manifestazioni d’arte parietale, in Italia queste sono pochissime; Paglicci costituisce tra l’altro l’unico esempio finora esistente nelle nostra zone di grotte con figure dipinte sulle pareti.
• ARTE PARIETALE: In una saletta interna e molto appartata vi sono raffigurati due cavalli, di cui uno è in posizione verticale, il profilo di un cavallo più grande, del quale resta solo la linea del collo e della groppa, ed una serie di mani, delle quali alcune sono positive, ovvero ottenute per diretta impressione delle mani spalmate di colore; altre sono negative, cioè realizzate spruzzando colore intorno ad esse. Per le pitture di Paglicci non si hanno datazioni sicure: esse dovrebbero risalire al periodo Gravettiano o Epigravettiano antico. Vi sono poi alcuni graffiti, piuttosto profondi, di tipo lineare, consistenti in semplici tacche prodotte lungo uno spigolo delle roccia ed in linee diritte o ricurve, talvolta appaiate a formare figure stilizzate.
• ARTE MOBILIARE: Il più antico oggetto di Paglicci è rappresentato da un frammento di tibia di grande mammifero, recante una serie di incisioni al centro delle quali vi è il profilo di uno stambecco molto realistico, risalente al Gravettiano evoluto. Su un frammento di bacino di cavallo, sono state ricavate figure zoomorfe su entrambi i lati: da un lato vi è una scena di caccia rappresentata da un cavallo in corsa affiancato da due cervi circondati di frecce ; dall’altro lato vi è la testa di un bue con le corna protese in avanti con sovrapposizioni della testa di un bovide più piccolo e un cerbiatto. Ancora una scena tipicamente naturalistica deriva da un altro frammento d’osso: un nido ricolmo di uova che vengono covate da un uccello, mentre da sinistra un serpente si accinge a buttarsi sulla preda; un altro uccello sta all’estremità destra e guarda dalla parte opposta.
LA RELIGIONE DEI MORTI
Nel Paleolitico Superiore diversi elementi nuovi vengono ad integrare il rituale funebre: l’acconciatura del morto con conchigliette e denti forati o altri oggetti di ornamento (di probabile valore magico-religioso); il corredo funerario fatto di manufatti litici, d’osso e di corno; l’ocra polverizzata e disposta a letto o a copertura della salma quale sostanza vivificatrice; strutture particolari, talvolta ottenute con lastre di pietra sul cranio o su altre parti del corpo. A grotta Paglicci fu rinvenuto nel 1971 lo scheletro di un ragazzo di circa 13 anni, di età gravettiana, in posizione supina , il capo girato verso destra, l’avambraccio destro flesso totalmente sul braccio e la mano rivolta verso il viso.
L’acconciatura consisteva in una trentina di denti forati di cervo intorno al cranio; altri denti furono ritrovati vicino al polso sinistro e la caviglia destra, fungendo probabilmente da braccialetto e da cavigliera. Una conchiglia era invece sul petto, forse elemento di una collana.
Il corredo era composto di grattatoi, un punteruolo, un bulino, un blocchetto di ematite; l’ocra appariva abbondante intorno al capo, ma essa doveva ricoprire pure il resto del corpo.
Il corpo non fu deposto in una fossa, ma adagiato sulla superficie dello strato 22: la deposizione del corpo risale probabilmente a quasi 25.000 anni fa.
Ma la grotta di Paglicci ha rilasciato una seconda sepoltura, questa volta in una fossa, di uno scheletro femminile di 18-20 anni, anch’esso di epoca gravettiana, ovvero risalente a circa 23.000 anni fa.
La posizione era supina, la testa in avanti inclinata verso sinistra, le braccia parallele al torace e le mani accostate nella regione pubica; distesi gli arti inferiori dei quali tibie e peroni apparivano molto fratturati. Uno straterello di ocra era visibile sia a copertura che a letto del corpo, ma appariva molto concentrato sul cranio, bacino e piedi.
Il corredo funerario della donna, meno ricco di quello del giovinetto, comprendeva un grattatoio, due bulini, una corta lama, una grossa conchiglia; anche l’acconciatura risultava essere più sobria rispetto al ragazzo: un semplice diadema costituito di sette denti di cervo forati. Altri resti furono trovati sia in strati gravettiani che epigravettiani, ovvero denti, frammenti di cranio e mandibola e un omero incompleto.
L’UOMO DELLA GROTTA DI PAGLICCI
Secondo gli studiosi, i resti fossili umani sono da attribuirsi al tipo umano di Cro-Magnon, largamente diffuso in Europa nel Paleolitico Superiore.
I caratteri del giovinetto, nella elevata statura, nella costituzione longilinea e nella architettura della scatola cranica lo avvicinerebbero al tipo mediterraneo.
Lo scheletro della donna per la particolare robustezza, lo sviluppo considerevole del corpo della mandibola, i marcati rilievi sopraccigliari, indica che la differenza di aspetto tra uomo e donna doveva risultare meno accentuata che attualmente.