Durata: 2h /Difficoltà: facile
Bivio S. Salvatore [It. N.7: Torre Palermo/Vieste] S. Salvatore (valle Jazzo di Campi) S.p. Mattinata/Vieste (Km 30+900)
Accessi:
Itinerario n.7; S.p. Mattinata/Vieste (Km 30+900).
Cartografia di riferimento:
Carta I.G.M.I 1:25.000 – Foglio 157 III NE, Testa del Gargano; Carta I.G.M.I. 1:50.000 – Foglio 385, Vieste.
Variante di accesso al mare dell’itinerario Torre Palermo/Vieste, percorribile solo a piedi, ma priva di grandi difficoltà. Il tratto della Valle Jazzo di Campi decorre all’ombra. Sulla sommità di Monte S. Salvatore ampio panorama sulla costa, tra Vieste e Testa del Gargano, con possibilità di scorgere le Isole Pelagose. Sconsigliato rifornirsi d’acqua lungo il percorso.
DESCRIZIONE PERCORSO
Al bivio S. Salvatore, si imbocca la carrareccia che si stacca dall’itinerario Torre Palermo/Vieste all’altezza del palo dell’elettrodotto contraddistinto dal n.218. Costeggiata la Piscina San Salvatore si raggiunge l’omonima masseria e da qui, fiancheggiando un muretto a secco, la sommità di Monte S. Salvatore ove è posta una torretta metallica. Si procede a sinistra verso una radura recintata; superata questa ci si immette nella Valle Jazzo di Campi percorrendo uno dei tanti sentieri segnati dal bestiame. Compiuta la ripida discesa si attraversano due stazzi e una masseria servita da una carrareccia fino alla S.p. Mattinata/Vieste ove si ritrova un camping e la fermata dell’autobus.
IL PAESAGGIO
Dal paesaggio carsico, arido e pietroso, di S. Salvatore si passa alle leccete e alle pinete di Valle Jiazzo dei Campi. Superata la masseria, a circa 500 m. da essa, si può visitare la necropoli Dauna di S. Salvatore risalente al VI-III sec. a. C. Nella valle la vegetazione forestale manifesta una netta ripresa e il leccio ha ri-conolizzato un oliveto abbandonato: sono ancora visibili le piazzole, tracce di un’antica sistemazione del terreno, sulle quali sopravvive ancora qualche piante di olivo, oramai completamente sopraffatta dalla lecceta. Il pascolo viene tutt’ora praticato in questo territorio con bovini podolici, ma non ha prodotto alterazioni apprezzabili. In prossimità dello stazzo alla lecceta si sostituisce una macchia alta a lentisco, arborata con pino d’Aleppo. Le piante di quest’ultima specie presentano incisioni nella parte bassa del fusto, traccia dell’attività di resinazione ormai desueta. A questo paesaggio ameno, in cui l’uomo si è inserito con descrizione, fanno da contrasto i campeggi posti sulla strada costiera, notevolmente congestionati nei periodi di maggior affluenza turistica e che occupano estese superfici di oliveti.